201710.17
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CINQUE DOMANDE E CINQUE RISPOSTE PER CAPIRE LA MEDIAZIONE

in Varie


1)Che differenza c’è tra la mediazione e quello che gli avvocati hanno sempre fatto ,ovvero la trattativa stragiudiziale altrimenti detta transazione ?
Innanzitutto l’accordo raggiunto nel caso di successo della mediazione ha valore di titolo esecutivo e risparmia alle parti di andare davanti al giudice di primo grado per chiedergli di pronunciarsi su un testo, l’accordo transattivo, che ha soltanto valore contrattuale. La differenza per le parti, in termini di costi e di tempo, è quindi significativa.
Inoltre in mediazione sono le parti stessi che conducono la trattativa, con l’assistenza degli avvocati, non demandano a nessuno il compito di trovare un accordo se non a loro stesso, un accordo preso in questo modo sarà sicuramente più soddisfacente
Al contrario, nella transazione negoziano gli avvocati delle parti, per lo più senza l’intervento di un terzo neutrale. E gli avvocati trattano di pretese già definite dall’attuale o potenziale atto di citazione davanti al tribunale (diritti e obblighi giuridicamente rilevanti suscettibili di protezione secondo la legge).
Nella mediazione si posso inoltre esplorare soluzioni nuove che vadano oltre l’oggetto della controversia e che possono in qualche caso anche prescindere dall’applicazione del diritto.
Ma la differenza più importante che la trattazione risolve la controversia in modo distributivo ovvero entrambe le parti per arrivare ad un accordo rinunciano a qualcosa per ottenere qualcos’altro, nella mediazione non si rinuncia a niente a si trovano soluzioni concordate che accontentino entrambe le parti .
2)Perché una parte che sa di avere ragione dovrebbe andare in mediazione?
In mediazione si può discutere anche di altri vantaggi che una parte potrebbe avere e che un mera sentenza di condanno non può dare , sia ha una soluzione alla controversia pù veloce con conseguente miglioramento della qualità della vita, la sentenza a volte può diventare un mero pezzo di carta, l’accordo in mediazione no ha sempre risolti positivi per entrambe le parti
3)In mediazione non si applica il diritto quindi? Ma in questo modo l’avvocato tutela il proprio cliente?
Quando si parla di mediazione si parla di una negoziazione privata assistita da un terzo, non dell’applicazione del diritto statale in un pubblico processo.
Sostenere la mediazione non vuole dire considerarla come l’unica alternativa praticabile nel quadro di una possibile progressiva privatizzazione della giustizia, non è corretto sostenere nemmeno, sarebbe folle, che bisogna smantellare l’intero sistema giuridico. Al contrario: lo sviluppo della mediazione ha lo scopo di contribuire a migliorare la giustizia civile statale, lasciando ad essa la soluzione dei casi per i quali si rivela più adatto il processo.
Nelle società complesse come la nostra non ci si può affidare a un’unica modalità di soluzione delle controversie. E le forme private di soluzione delle controversie civili non necessariamente dovranno utilizzare il metodo giuridico cui sono abituati gli avvocati e i giudici nei tribunali statali.
4)In mediazione esiste un procedura da seguire come in Tribunale?
Più che un procedura in mediazione potremmo dire che esiste un metodo , che non segue regole procedurale precise come il processo
In Tribunale assistiamo ad una vera a propria battaglia legale , dove l’avvocato rappresenta il cavaliere ottocentesco che ha l’obbiettivo di sconfiggere l’avversario ,un avversario con cui non vi è una minima relazione né interazione
Nella mediazione è centrale la relazione tra le parti, il continuo scambio di informazioni che attivano una relazione in un dato contesto. Il metodo del pensiero circolare o sistemico, da tempo trasferito allo studio dei gruppi umani, alla psicologia, al management aziendale, è anche alla base della negoziazione e della mediazione.
Obbiettivo quindi della mediazione non è perseguire come in giudizio a tutti i costi la vittoria, ma è quello di riprendere una comunicazione interrotta dal conflitto, per fare questo sarà necessario nei confronti dell’altra aperte un atteggiamento ematico che ovviamente in giudizio non può essere tenuto.
5)Ma allora la mediazione è più un terreno in cui si debbano muovere gli piscologi, gli avvocati invece devono essere abituati alla battaglia
Non sempre l’atteggiamento da muro contro muro paga , ed il compito dell’avvocato è quello di aiutare la parte a trovare una soluzione al conflitto, laddove si comprenda quel la battaglia non porterà a nessun risultato utile, è bene ricorrere ad altre strategie, esiste infatti anche la capacità (intelligenza) di scegliere il metodo più appropriato per cercare di risolvere il conflitto .
Nessun metodo è di per sé giusto o sbagliato, ma bisogna guardare necessariamente fare i conti con la realtà in cui stiamo vivendo, considerando anche le difficoltà in cui versa il sistema processuale, sarà preferibile un accordo adeguato, che risolva il problema consentendo alla vita (alla relazione) di riprendere il suo corso piuttosto che un combattimento in Tribunale, e dall’esito incerto. Quando il combattimento non crea altro che una situazione di stallo, allora bisogna trovare un altro modo per affrontare il problema. E deve riconoscere che i cinque milioni di cause pendenti costituiscono altrettanti casi di stallo…
L’avvocato capace di illustrare questa situazione con franchezza al cliente prospettandogli alternative precise e percorribili, tra cui la mediazione, acquista un vantaggio competitivo importante. Di tale vantaggio però, ne potrà usufruire solamente quel avvocato che capisce che le regole del gioco nella mediazione sono totalmente diverse da quelle che si applicano in tribunale.

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